A SETTEMBRE SAREMO INSIEME (breve nota sul cinema di Claudio Caligari)
- 28 set 2023
- Tempo di lettura: 4 min
Aggiornamento: 21 set 2024
Non ricordo esattamente quando vidi per la prima volta "Amore tossico", so che uscì trentasette anni fa, proprio a settembre. Era il 1983, avevo dieci anni. Lo vidi in televisione (Rai) - al tempo non si faceva molta attenzione a cosa potessero vedere i bambini - e ne rimasi sostanzialmente scioccato. Eppure, ancora oggi, ringrazio quel film per avermi dotato delle giuste coordinate per comprendere il fenomeno droga, vale a dire qualcosa da cui stare lontani.
Erano gli anni in cui l'eroina aveva invaso i paesi europei. Le periferie delle grandi città, come Roma, divennero luoghi abituali nei quali consumare il rituale del bucarsi. Nei parcheggi, tra le macchine. Nei parchi pubblici, dove da ragazzi si andava a giocare, non era raro trovarsi di fronte al "tossico", prima, durante o dopo che avesse assunto la dose.
Ma non voglio entrare nel merito di come e perché ciò avvenne, di come quella sostanza si era diffusa, per questo si veda il documentario "Operazione Blue Moon - Eroina di Stato" diretto da Peter D'angelo e Manuela Virdis.
Allora non sapevo spiegarmi ancora il motivo, ma era comune il timore, tra le famiglie, che potenzialmente ogni giovane avrebbe prima o poi potuto "perdersi", vittima di quel vortice. Come se un'energia grande e pericolosissima attraesse i ragazzi verso sé, spingendoli ad offrirsi, mettendo in campo ogni mezzo per trarre in inganno persino i bambini, anche donando loro delle semplici caramelle. Ora forse può far sorridere questa ipotesi, ma in quegli anni non si rideva affatto, e tra le persone era un pericolo realmente percepito, frutto evidente di uno stato di ignoranza diffusa sulla materia. Intanto molti ragazzi e ragazze perdevano la vita, fregati da quel veleno e tutto ciò che vi ruotava attorno.
In questa atmosfera, la visione di "Amore tossico" ebbe su di me una straordinaria funzione pedagogica, portandomi sin da subito a rigettare completamente quel mondo. Anche per questo, a mio avviso resta ad oggi il miglior film sulla droga mai girato, con una menzione particolare per “Christiane F. – Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino” (1981).
Ora a distanza di anni cerco di fare un bilancio d’insieme del mio rapporto con l’opera di Caligari e mi rendo conto di un dato fondamentale: nei suoi film non c'è nessuna esaltazione dei personaggi. “Amore tossico” per certi aspetti è considerabile come un documentario, ma non lo è, è un film, un grande film. Tutti abbiamo amato quei personaggi, interpreti in qualche modo di sé stessi, intrisi di umanità. Amavamo la loro sconfitta, la loro comicità e la loro pena, la catastrofe umana, ma senza spirito di emulazione. La potenza di "Amore tossico" non risiede tanto nel soggetto del film, quanto nel modo in cui questo viene narrato, rappresentato.
Attenzione, perché questo è a mio avviso il punto centrale, la modalità espressiva. Come è stato raccontato quel dramma generazionale, ed è qui che troviamo l'arte di Claudio Caligari: immergersi nella vita e ridarla nel modo più onesto possibile.

Cesare Ferretti - Claudio Caligari
Dopo quel film le porte del cinema sembrava si fossero definitivamente aperte per Caligari, eppure non fu così. "L'odore della notte" infatti arrivò solo dopo quindici anni, sempre a settembre, ma nel 1998, dopo che Claudio si era già visto rifiutare decine di sceneggiature da parte dei produttori.
Si è avanzata l’ipotesi che i soggetti, i temi che proponeva Caligari fossero troppo duri, che si occupassero di realtà marginali della società, che in sostanza non interessassero il grande pubblico. Chissà, forse questo è stato davvero il pensiero di chi ha ritenuto di non dover investire in quei progetti. Eppure se andiamo a vedere cosa è accaduto di lì a qualche anno, il mercato ci dice un'altra cosa. “Romanzo criminale” – il film - esce nel 2005 diretto da Michele Placido, tratto dall'omonimo romanzo di Giancarlo De Cataldo del 2002. Un successo clamoroso, al quale seguirà una serie molto popolare e tutta una carrellata di film e serie dedicati in genere alla malavita.
E allora cosa avevano i soggetti di Caligari per ottenere il rifiuto dei finanziamenti necessari? Forse quello che contava non era appunto il tema, ma come veniva raccontato, il modo. E torniamo ad “Amore tossico”.

Cesare Ferretti, Michela Mioni - Amore tossico (1983)
Nessuna esaltazione, la pura verità, nessun spirito di ambigua celebrazione, solo cinema. Un risultato ottenuto anche grazie a persone-attori che hanno letteralmente donato alla pellicola parte della loro esistenza, e alla collaborazione del sociologo Guido Blumir in veste di sceneggiatore. Grande cinema, in grado di attirare il pubblico, di schizzargli in faccia la realtà, senza trucchetti, senza mettere il mielino intorno al bicchiere. Fare un cinema di onestà, seguendo davvero lo spirito pasoliniano. Tutti noi conosciamo perfettamente Accattone, ma lo conosciamo così bene, che nessuno di noi vuole essere Accattone. Nessuno di noi è voluto mai essere Cesare mentre vede morire di overdose la sua compagna Michela, proprio sotto il monumento - nel 1983 ancora soffocato in una discarica - dedicato a Pier Paolo all'Idroscalo di Ostia. Remo e la sua banda di ladri notturni, protagonisti del secondo film, sono in fondo un gruppo di disperati vogliosi di rivalsa sociale. Alla ricerca di una luce che non arriverà mai, e che li vedrà infine sconfitti, stremati dal proprio destino.

Emanuel Bevilacqua - L'odore della notte (1998)
Questa è, a mio avviso, la differenza tra il cinema, il grande cinema e il commercio, l’ignobile messa in scena di pagliacci vestiti da camorristi e delinquenti comuni che stanno, in questi anni, inquinando lo sguardo di migliaia di persone, non solo i più giovani. Spesso si sente dire, “ma noi mettiamo in scena la realtà, che colpa ne abbiamo noi”. E no! Claudio Caligari metteva in scena la realtà, voi no.
Guardate o riguardate “Non essere cattivo” (anche qui settembre, del 2015) e rivedrete la modalità espressiva di Caligari. Nessuna esaltazione, nessuno spirito di emulazione. Tutti noi vogliamo bene a Cesare e Vittorio, ma non vorremmo mai essere loro.
Claudio Orlandi – settembre 2020

(targa simbolica posta nella zona del vecchio Faro e dei Bilancioni di Fiumicino)
Claudio Caligari (Arona, 7 febbraio 1948 – Roma, 26 maggio 2015)
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