AGAMBEN, GRANEL E DAVOS
- Claudio Orlandi
- 18 gen 2024
- Tempo di lettura: 2 min
Pochi giorni fa, Giorgio Agamben, con la sua ormai proverbiale lucidità, ha scritto una nota prendendo spunto dal testo "Gli anni trenta sono davanti a noi", pronunciato da Gérard Granel alla New School for Social Research di New York nel novembre del 1990. L'intervento del filosofo italiano, si chiude con queste parole, che non possono non destare preoccupazione, per quello che vediamo accadere intorno a noi, e che in molti, troppi, non riescono o non vogliono ancora vedere.
"Dovunque i governi, quali che sia il loro colore e la loro collocazione, agiscono come esecutori di uno stesso testamento, accettato senza beneficio d’inventario. Da ogni parte vediamo continuare ciecamente lo stesso illimitato processo di incremento produttivo e di sviluppo tecnologico che Granel denunciava, in cui la vita umana, ridotta alla sua base biologica, sembra rinunciare a ogni altra ispirazione che non sia la nuda vita e si mostra disposta a sacrificare senza riserve, come abbiamo visto negli ultimi tre anni, la propria esistenza politica. Con la differenza, forse, che i segni dell’accecamento, dell’assenza di pensiero e di una probabile, imminente autodistruzione, che Granel evocava, si sono vertiginosamente moltiplicati. Tutto fa pensare che stiamo entrando – almeno nelle società postindustriali dell’Occidente – nella fase estrema di un processo di cui non è possibile prevedere con certezza la fine, ma le cui conseguenze, se la consapevolezza dei limiti non tornerà a destarsi, potrebbero essere catastrofiche."
Mentre Agamben pubblica questo scritto, a Davos la Cupola, fuori di ogni cornice democratica, e protetta da un immenso apparato militare, si riunisce per decidere le sorti di milioni di persone. Il giornalismo è finito da un pezzo e le redazioni dei maggiori giornali fungono solo da strumenti di controllo e propaganda. Il ceto intellettuale è funzionale al sistema e gli "eretici" - come Agamben - vengono sapientemente oscurati, silenziati, come disse una volta Monti rispetto alle opposizioni sgradite.
La maggioranza delle persone vive la propria vita, nell'ansia di arrivare a fine mese, sotto l'aggressione delle multinazionali energetiche e nuove normative liberticide.
Saremo chiamati ancora a lottare, questo è un tempo di "tregua", che dobbiamo usare al meglio per far comprendere i rischi che stiamo correndo. Non è facile, ma è una delle possibilità che abbiamo per non ritrovarci di nuovo isolati e in forte minoranza.

Le riunioni del World Economic Forum si svolgono avvolte tra le nevi svizzere e misure di sicurezza imponenti. Nella località grigionese sono state infatti adottate misure di sicurezza decisamente più ingenti rispetto allo scorso anno: Posti di blocco, e limitazioni dello spazio aereo sopra la località. Per garantire la sicurezza dei presenti, è stata eretta una recinzione di 52 chilometri attorno al perimetro. A dar man forte alla polizia vi è un contingente di 5000 soldati, la metà dei quali stazionati a Davos e gli altri distribuiti in tutto il territorio svizzero.
La stampa italiana è molto interessata alla notizia, riportata da alcune testate svizzere, secondo la quale nei giorni in cui si svolge il Forum, diventa impossibile trovare escort. Le piattaforme sono in tilt e i servizi delle accompagnatrici prenotati, con largo anticipo.
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