Carlo Bordini, linee biobibliografiche “Tutto è stato già detto ma io lo dico di nuovo”
- Claudio Orlandi
- 11 apr 2024
- Tempo di lettura: 22 min
Aggiornamento: 12 apr 2024
Ho conosciuto Carlo Bordini nel maggio 2014, nell’ultimo tratto della sua vita ed ho avuto il piacere di condividere con lui una sincera amicizia. Cercherò qui di tracciare, con l’ausilio di testi e testimonianze, anche dello stesso Carlo, un breve cappello introduttivo di natura biografica, per poi proporre una raccolta di poesie, sperando possano stimolare nel lettore una ulteriore ricerca personale all’interno dell’opera bordiniana.
Così Francesco Pontorno introduce il Bordini scrittore: «Bordini ha iniziato a scrivere da giovane, ai tempi del liceo. Finito il classico (dove aveva avuto tra i suoi primi lettori Giorgio Manganelli, professore d’inglese nella Roma anni cinquanta), frequenta per un breve periodo l’università che abbandona per dedicarsi alla politica, aderendo a una formazione trotskista. Interrotta dopo circa dieci anni l’esperienza militante, decide di riprendere gli studi, diventando in seguito ricercatore e docente di storia moderna alla Sapienza di Roma».
Lo stesso Bordini ricorda quegli anni giovanili di Liceo «In quel periodo ho attraversato una profonda crisi e scrivevo per cercare di capire quello che mi stava succedendo. Scrivere mi dava sollievo. Scrivevo perché, nel caos in cui vivevo, ero desideroso di dare ordine alla mia vita. Poi mi sono accorto che i pochi amici a cui facevo leggere quello che scrivevo ci si riconoscevano. Da ciò, la consapevolezza che non parlavo solo della mia crisi, ma anche della crisi degli altri» (intervista a Daniela Cecchini, Il Corriere del sud, 4 settembre 2015).
Nato a Roma mentre ancora infuriava la Seconda guerra mondiale, a 24 anni Bordini, dopo una breve parentesi universitaria, compie quindi una decisione radicale e, come si accennava, lascia ogni cosa per abbracciare la militanza politica in un gruppo trotskista. Posadas è il capo della corrente cui egli aderisce e nel quale opera in Italia e all’estero dal 1962 al 1970. Durante questo periodo di attività politica non tocca i libri, non scrive quasi nulla, non si occupa di letteratura.
È la sorella Silvia a raccontarci quel passaggio di vita: «Carlo era determinato a seguire la lotta politica: entrismo nel Pci e poi espulsione e clandestinità per dedicarsi agli ideali trotskisti di rivoluzione permanente della IV Internazionale riesumati da una rete di piccoli gruppi. Poi dopo nove anni era tornato, consapevole che l’esperienza di quel periodo era finita; aveva altri progetti e nuove aspirazioni. Arrivò a casa, a Natale 1970, con un panettone e una bottiglia, sorridendo. Ancora mi sorprendo della semplicità con cui aveva deciso di abbandonare la politica militante che lo aveva occupato pienamente negli anni cruciali della gioventù. Io pensai subito che questa svolta lo avrebbe distrutto, che l’avrebbe considerata una sconfitta esistenziale, invece era tranquillo e determinato, mi spiegò rapidamente che la rivoluzione sperata non era possibile e che voleva vivere la sua vita fuori dalla politica militante.»
Riguardo il periodo di militanza rimando all’articolo scritto da Sebastiano Triulzi “Incontro con Carlo Bordini, Roma 10 settembre 2017” disponibile online sul sito di Diacritica, dove è lo stesso Carlo a spiegare il sostrato culturale che lo aveva spinto a prendere determinate decisioni.
Tornato a Roma, Bordini riprende l’Università, si laurea in storia con il professor Vittorio Emanuele Giuntella (con una tesi sulla rivoluzione còrsa e l’illuminismo italiano), e vince un concorso per ricercatore, occupandosi in particolare di storia della famiglia e dell’amore. È questo il lavoro che gli darà da vivere, accanto alla sua attività letteraria che avrebbe avuto inizio da lì a breve.
«Io poi durante il giorno lavoravo, all’inizio vendevo libri, Rizzoli, Einaudi, poi quando vinsi la borsa di studio smisi, anche se senza vendere libri guadagnavo meno, ma avevo tempo per fare qualche piccola ricerca e inoltre preparavo l’uscita del libro di poesie, il primo che potesse uscire, (anche) se era un ciclostilato, ma ebbe successo, mi permise di farmi conoscere nel mondo della poesia», così scriverà Bordini in “Memorie di un rivoluzionario timido”.
Ed eccoci all’esordio di Carlo Bordini poeta, è il 1975, si tratta di “Strana categoria”, un ciclostilato che verrà recensito da Enzo Siciliano e poi raccolto da Franco Cordelli nella storica antologia “Il pubblico della poesia”. In realtà credono l’autore sia un giovane, ma Bordini ha già 37 anni.
«Quando ho deciso di pubblicare – scriverà Bordini in un suo “Autoritratto” – non conoscendo nessuno, l’ho fatto con un ciclostilato. La mia scrittura ha suscitato l’interesse di due dei più importanti letterati del tempo (leggi: Fortini e Siciliano). Con la mia incapacità di capire la vita e con la mia negatività assoluta nei confronti delle pubbliche relazioni me li sono giocati in poco tempo. È iniziato così un lungo periodo di apnea e di marginalità. Questa solitudine mi era però necessaria, perché diventare un loro protetto e quindi in qualche modo anche un loro allievo, con l’insicurezza che mi ha sempre caratterizzato, questo l’ho capito dopo, mi avrebbe rovinato, mi avrebbe sostanzialmente condizionato, e mi avrebbe impedito di trovare quella parte di me che sono riuscito a trovare».
E sarà proprio la marginalità un tratto distintivo di tutta la vita letteraria di Bordini, passando dalla personale ricerca poetica, alla prosa, all’attività culturale-editoriale. Come accennato in premessa, qui non cercheremo di tracciare un profilo critico del lavoro di Bordini, ma solo di fornire uno schema biografico nel quale inserire i suoi lavori, lasciando al lettore il compito di curiosare tra quello che i critici hanno già espresso nei confronti del tratto bordiniano.
Siamo sul finire degli anni ‘70, Igor Patruno - che per un breve periodo ha vissuto nella casa del poeta - racconta che Bordini «invitava gli amici e organizzava letture casalinghe. C’erano Renzo Paris, Aldo Rosselli, Antonio Veneziani, Beppe Sebaste, Rossella Or e tanti altri». E sarà quello l’humus nel quale, quasi come base o manifesto indiretto di un futuro itinerario poetico, nel 1978, Carlo Bordini cura insieme ad Antonio Veneziani il volume “Dal fondo. La poesia dei marginali”. Il libro esce per Savelli che due anni prima aveva dato alle stampe “Porci con le ali”. È una raccolta di versi di prostitute, tossicodipendenti, omosessuali, pazzi, emarginati, militanti politici, e nell’ambiente underground diverrà un testo ricercato. Sono anni determinanti: nel marzo 1978 viene rapito Aldo Moro, aprendo una delle stagioni più drammatiche della storia repubblicana, mentre l’anno seguente, sulla spiaggia di Castelporziano ad Ostia – dove l’eco del massacro di Pier Paolo Pasolini è ancora udibile - si terrà il Festival dei poeti, al quale Carlo parteciperà ma come semplice spettatore, non essendo stato invitato dagli organizzatori.
Gli anni ‘80 si aprono con due pubblicazioni e la genesi di un’avventura editoriale, che solo di recente sta avendo un suo riconoscimento. Nel 1981 vedono la luce “Poesie leggere” per i Quaderni di Barbablu con prefazione di Alfonso Berardinelli e “Strategia”, ancora per Savelli, nella collana “Poesia e realtà” diretta da Roberto Roversi e Giancarlo Maiorino, con interventi di Beppe Sebaste, Annalisa Biondi e Renzo Paris. Soprattutto il poemetto “Strategia”, oltre ad essere particolarmente amato dai suoi lettori, ricopre un ruolo importante dell’itinerario poetico di Bordini, tanto da essere ripubblicato separatamente nel dicembre 2019 da Nino Aragno editore con una prefazione di Claudio Damiani. Si tratta infatti di una serie di testi brevi che usando la parodia dell’incontro di boxe descrivono il rapporto di amore e odio tra due amanti, di cui uno è ovviamente l’autore. Così l’autore stesso nell’Autopresentazione in apertura del libro:
«Ho scritto questo libro in molto poco tempo. La prima sezione, “Strategia”, l’ho scritta in una notte. Non sapevo che l’avrei scritta, e tantomeno avevo idea su ciò che sarebbe stata. Ho cominciato una domenica, verso le diedi di sera (le domeniche erano in quel periodo i giorni peggiori) riguardando delle vecchie poesie, che poi ho scartato, e cercando di modificarle. In realtà, senza saperlo, mi stavo scaldando. Avevo un’indifferenziata voglia di scrivere. Provavo un certo risentimento verso di lei, anche se razionalmente accettavo tutto, o almeno, spiegavo tutto»
Come accennato, gli anni ‘80 segnano anche l’impegno di Carlo Bordini in ambito editoriale, con la nascita di AeliaLaelia, piccola casa editrice, o anche «concezione culturale che più o meno direttamente riecheggiava varie esperienze gestite da intellettuali e scrittori che volevano fare della pubblicazione dei libri uno strumento di intervento nel mondo». Colgo queste parole dal libro “AeliaLaelia e i libri dimenticati” scritto da Silvia Bordini e pubblicato nel 2022. La sorella dell’autore ripercorre in questo testo i tratti salienti di quell’esperienza culturale, nata sul finire del 1982 dalla cooperazione tra Beppe Sebaste, Giorgio Messori, Daniela Rossi e Bordini. E sarà per AeliaLaelia che nel 1984 vede la luce il nuovo lavoro poetico di Carlo, dal titolo esplicativo “Pericolo”.
Rimando al libro di Silvia e agli articoli online di Igor Patruno per informazioni specifiche sulle varie pubblicazioni di AeliaLaelia. Ricordiamo qui solamente che la casa editrice ebbe il suo centro in Emilia, e vi trovarono spazio voci importanti nel panorama della ricerca poetica del tempo, come Patrizia Vicinelli, Livia Chandra Candiani e la già nota Amelia Rosselli, della quale Bordini era amico e confidente. La pubblicazione dei suoi “Appunti sparsi e persi (1966-1977)” nel 1983 contribuì a spezzare l’isolamento nel quale stava vivendo in quegli anni dopo la pubblicazione dei grandi testi degli anni ‘60/’70.
Come sottolineato da Maria Teresa Carbone, a questo punto si registra una sorta di nuovo inabissamento del Bordini letterato: «ne uscirà, appunto alla metà degli anni Novanta, con la raccolta poetica “Mangiare” pubblicata da Empirìa (1995): una scelta editoriale, che da un lato pare confermare il desiderio dell’autore di nascondersi in un “rifugio”, la difficoltà “di affrontare il mondo letterario dei grandi”, dall’altro riflette la sua volontà di muoversi in un’area di sperimentazione, non istituzionale» (in questa raccolta è presente il testo “Poema a Trotsky”).
In realtà alla fine degli anni 80, dopo la chiusura di AeliaLaelia (1986), Bordini si era fatto promotore di una nuova esperienza editoriale che ispirandosi al celebre film di Andrej Tarkovskij aveva preso il nome di Stalker, ma ebbe vita breve, poco più di un anno.
Gli anni a cavallo tra il vecchio e il nuovo millennio vedranno contributi per riviste e testate giornalistiche, e una serie di pubblicazioni (comprese le traduzioni all’estero, soprattutto in francese), sia in prosa che poesia che sanciranno in modo inappellabile l’importanza di Carlo Bordini tra gli autori di riferimento del nostro tempo. Se da un lato si conferma la collaborazione con la casa editrice romana Empirìa di Marisa Di Iorio – amica di lunga data del poeta -, dall’altro vedono la luce una serie di lavori soprattutto in prosa con diverse realtà editoriali:
Nel 1998 esce per Fazi il “Manuale di autodistruzione”, la prima pubblicazione in prosa di Bordini, che contiene anche il racconto “Susanna”. L’anno dopo, sempre per Empirìa, pubblica la nuova raccolta poetica “Polvere” con prefazione di Aldo Rosselli. Nel 2003 con la stessa casa editrice è la volta di “Pezzi di ricambio”, che verrà poi ristampato nel 2019. Nel 2006 escono “Purpureo nettare” (Alla pasticceria del pesce) e per Avagliano il romanzo “Gustavo. Una malattia mentale”, che così viene presentato dall’autore:
«Il lettore troverà in questo scritto numerose irregolarità linguistiche: frasi che iniziano con la minuscola, nomi o parole scritti a volte la maiuscola e a volte con la minuscola, capitoli che finiscono senza punto, uso abnorme dei pronomi personali, ecc.ecc. Queste irregolarità sono tutte volute; le ho utilizzate per cercare di creare un impasto musicale in cui non mancano, certo, le dissonanze»
Nel 2007 vede la luce “Renault 4. Scrittori a Roma prima della morte di Aldo Moro”, una raccolta di articoli a cura di Carlo e Andrea Di Consoli, nel quale partecipa con il testo “Zona grigia”.
La prima decade del nuovo millennio registra anche la prima antologia poetica bordiniana, “Pericolo. Poesie 1975-2001” (Manni, 2004), e si chiude con la pubblicazione di una nuova silloge poetica titolata “Sasso”, che uscirà nel 2008 per Scheiwiller e il volumetto “I diritti inumani ed altre storie” (La camera verde, 2009).
A questo punto, quando Carlo Bordini ha raggiunto e superato i settanta anni, accade quello che probabilmente tutti gli autori sperano accada. L’editore Luca Sossella gli propone la pubblicazione di tutte le poesie in un unico volume. Sarà la nascita de “I costruttori di vulcani”, che rappresenterà per Carlo una seconda giovinezza, o forse una prima giovinezza in termini di notorietà e riconoscimento.
La pubblicazione de “I costruttori di vulcani” nel 2010, è una scommessa editoriale, un lavoro di salvataggio poetico, ma anche un guanto di sfida lanciato dall’editore alla critica ufficiale che fino a quel momento non aveva effettivamente dato il giusto risalto al lavoro bordiniano. Il libro infatti raccoglie – come scritto in copertina – “Tutte le poesie 1975-2010”. Quasi per intero l’opera poetica di Bordini, trentacinque anni di poesia. In realtà il libro non è una mera raccolta dei libri precedenti, ma una sorta di autoantologia, nella quale l’autore - come da lui stesso spiegato in diverse occasioni - rimodella tutto il suo materiale poetico.Scriverà in seguito il critico Guido Mazzoni: «Oggi possiamo dire che pochi libri di poesia italiana del XXI secolo hanno suscitato un interesse così vasto. E’ come se, negli anni dieci, la poesia di Bordini avesse trovato un pubblico più largo e più giovane della generazione cui Bordini apparteneva o di quelle immediatamente successiva, un pubblico fatto di persone con idee della letteratura molto diverse fra loro, ma che leggevano I costruttori di vulcani come un libro contemporaneo».
Con la pubblicazione del 2010 è come se ci fosse stato un passaggio di testimone tra Empirìa e Luca Sossella editore. Successivamente a questa data Luca Sossella si occuperà della pubblicazione di altri volumi, fondamentali per la definitiva consacrazione di Carlo Bordini: Nel 2016 vede la luce “Memorie di un rivoluzionario timido”, il libro a quale Carlo stava lavorando da molto tempo:
«Questo romanzo totalmente legato all'autobiografia è una sorta di bilancio di circa vent'anni della mia vita. Poiché sono stati anni pieni di traumi, la stesura di questo libro è stata una lotta con me stesso. Per questo ci ho messo un tempo lunghissimo a finirlo. Un bilancio, un esame di coscienza su due temi fondamentali: il rapporto con la politica (sono stato a lungo militante di un gruppo trotskista) e i grovigli affettivi che hanno caratterizzato i miei rapporti col mondo femminile. Il tutto preceduto da un'adolescenza vissuta tra depressioni, cambi di facoltà, fughe e sedute dallo psicanalista. Una normale figura di disadattato, quindi, alla ricerca di un equilibrio»
Nel 2018 Sossella affronta una nuova sfida e con il volume “Difesa berlinese” (a cura di Francesca Santucci), pubblica tutta l’opera in prosa di Bordini, compresi scritti brevi e inediti, tra i quali spiccano per interesse e capacità di analisi “Pasolini, un coraggio a metà”, “Poesia, l’unica che dica la verità”, “Gli scrittori di destra” e “Autocommento a Poema a Trotsky”.
Così Guido Mazzoni nel saggio introduttivo: «Per Bordini rifiutare gli schermi della tradizione o dell’avanguardia non significa recuperare forme di confessione semplici, regressive, selvagge e, alla fine, convenzionalmente sentimentali; significa scrivere come un autore che, pur stando fuori dalla tradizione delle seconde avanguardie novecentesche, si comporta come un autore d’avanguardia e, come ogni artista autenticamente sperimentale, si prende dei rischi».
In realtà Sossella precedentemente al 2010 aveva già pubblicato un libricino di Carlo Bordini, ossia “Non è un gioco. Appunti di viaggio sulla poesia in America Latina” pubblicato nel 2008 a testimonianza dal legame tra Bordini e l’area culturale sudamericana. Bordini, infatti, veniva invitato a festival di poesia nel continente sudamericano, dove riscuoteva forse più attenzione che in patria, (fu l'unico poeta italiano ad essere ospitato al Festival de Poesia Nicaraguese nel febbraio 2008 e al Festival de poesia de Bogotà in maggio). Sarà durante uno di questi viaggi che in Perù conoscerà nel 2012 la giovane poetessa peruviana Myra Jara Toledo che diventerà in seguito sua moglie.
«Quando stavo a Medellin e chiedevo ai colombiani come mai amassero così tanto le poesie, tutti mi davano delle risposte che non erano mai letterarie: perché la poesia mi aiuta a vivere, mi dicevano, perché la poesia ci rende migliori, e così via. Poi feci la stessa domanda a un poeta che stava lì, un poeta colombiano, e lui mi disse: “i colombiani amano la poesia perché la confondono con la speranza”. E questo dà l’idea di come sia legata agli uomini, la poesia, come sia parte della vita».
Nel corso della seconda decade del nuovo millennio la fama di Carlo Bordini cresce in modo esponenziale nell’ambiente poetico romano e nazionale così come l’attenzione della critica e del mondo accademico nei suoi confronti; il suo lavoro letterario, che riceve nuove traduzioni all’estero inizia anche ad essere oggetto di tesi universitarie. Nel 2017, dopo Nanni Balestrini (2015), e Giulia Niccolai (2016), riceve il Premio alla carriera Elio Pagliarani, e durante la serata di premiazione legge il “Poema a Trotsky”. Nel biennio 2018-19 insieme a Beppe Sebaste e Claudio Damiani sarà tra gli animatori degli incontri tenuti presso l’orto botanico cittadino denominati “Poesia tra gli alberi” a cura di Silvia Stucky. Nel 2018 esce per IkonaLíber, a cura di Giuseppe Garrera e Marco Giovenale, con una nota di Massimo Barone, un libro contenente tavole che l’artista Rosa Foschi ha realizzato per illustrare il “Poema inutile” di Carlo. Nel marzo 2019 alla presentazione di "Difesa berlinese" presso la libreria Tomo a Roma sono presenti Gianluigi Simonetti, Guido Mazzoni e Andrea Cortellessa, che collocano Bordini tra i più importanti scrittori contemporanei.
L’ultima attività di Bordini in ambito letterario riguarda ancora la dimensione editoriale, infatti nel 2020 con Giuseppe Garrera e Sebastiano Triulzi, si era fatto animatore all’interno della rivista “Diacritica” della collana di poesie online «Arianna – I libri ritrovati», con il dichiarato intento di rendere nuovamente disponibili ai lettori – sebbene in formato digitale – libri significativi di poesia mai più ristampati, per lo meno nella loro originaria integrità, scomparsi o al momento irreperibili. Il primo libro pubblicato è stato "Notizie dalla necropoli (1974-2004)" di Attilio Lolini. Ad ottobre 2020 Carlo presenta online (Radio Pomona) l'uscita successiva in programma, "Sonetti d'amore per King-Kong" (1977) di Gino Scartaghiande.
*

«È strano che l’ultimo libro di Carlo Bordini esca nella collana più istituzionale della poesia italiana. In fondo Bordini era il meno istituzionale dei poeti, per carattere e destino. Fino a quindici anni fa non tutti sapevano chi fosse, soprattutto fuori dall’ambiente letterario romano, e chi lo conosceva poteva benissimo averlo ascoltato leggere senza mai avere aperto i suoi libri, pubblicati editori lungimiranti ma piccoli », così si apre il volume “Un vuoto d’aria” uscito dopo la scomparsa dell’autore avvenuta il 10 novembre 2020. A scrivere è Guido Mazzoni, il quale insieme a Francesca Santucci ha curato la pubblicazione per Lo Specchio Mondadori. Il libro che esce nel 2021, ad un anno dalla morte, è l’ultima raccolta poetica di Bordini ed è dedicato a “Myra, brillante e fragile come il cristallo”. Come informa Santucci nella nota al testo «negli anni in cui lavorava a Un vuoto d’aria Carlo Bordini licenzia altri progetti: la plaquette “Assenza” (Carteggi letterari, 2016), la raccolta di scritti in prosa “Difesa berlinese” e, nell’ultimo periodo, la plaquette “Poesie color mogano” (Tic, 2020). Portano tutti il segno di un lavoro parallelo a questo libro».
Negli anni a noi più recenti è cresciuto l’interesse intorno all’opera letteraria di Carlo Bordini, testimoniato da numerosi eventi dedicati alla sua figura, sia a livello amicale che di natura accademica, online e in presenza con letture pubbliche dei suoi testi. Molto materiale è reperibile facilmente in rete cercando alla voce Carlo Bordini. Sul piano della critica di particolare rilevanza il volume “Il verri. n.76 giugno 2021 - Carlo Bordini, il rivoluzionario timido” dedicato alla sua parabola sotto diversi punti di vista, ma per ricerche più specialistiche si rimanda al Fondo Carlo Bordini presso l’archivio del Centro Interdipartimentale di Ricerca Franco Fortini presso la Biblioteca Umanistica dell’Università degli Studi di Siena. È anche attivo un gruppo fb a suo nome (Per Carlo Bordini, poeta del nostro tempo), che si propone di raccogliere ricordi, testimonianze, omaggi, iniziative di amici e amiche, lettori, estimatori della sua opera letteraria.
Claudio Orlandi (marzo-aprile 2024)
Segue un’antologia di testi poetici di Carlo Bordini:
ANTOLOGIA POETICA
noi vi dobbiamo sembrare una strana categoria
un po’ folle e nebulosa
ed infida
anche
siamo andati insieme a comprare una camicetta indiana in via del
[Seminario
(c’erano i simboli della vita medaglioni a £ 500)
e non sapevo a chi regalarli
volevamo andare a pranzo al ristorante macrobiotico
ma non avevamo i soldi o non c’era tempo e comunque
dovevamo partire
(si era all’inizio dell’estate)
e ciascuno se ne andò qua e là ad inseguire certi sogni
(poi venne la crisi di fine estate a quasi tutti noi)
e ci ritrovammo a fine estate
quasi tutti in crisi
(ma questo non ha importanza).
Discutemmo della filosofia zen e dello yoga
davanti al mare
che suonava coi suoi cavalloni
poi qualcuno parlò della Bibbia
e star leggendo un libro dopo l’altro
mentre montava la marea
di Reich la psicoanalisi le comuni
la teoria dell’orgasmo
la moda di andare in India
si parla di marijuana e dell’acido
e si va al Farnese a vedere i film
e questa discesa negli abissi
profondi di se stessi
l’analisi – l’analisi di gruppo
Corteo
Il corteo può essere visto solo come fenomeno.
Infatti quando il suo inizio è arrivato e si sfrange la coda
è ancora in marcia. Come se fosse d’acqua.
Il corteo può essere visto solo mentre sfila, quindi, in un
punto determinato.
Il corteo si sfrange man
mano che arriva, come un
getto d’acqua. Ristagna
per un attimo nella piazza,
poi defluisce, frantumandosi.
Mentre la coda e il centro
sfilano, e ballano, la testa
è già morta
Luce
La luce ti ferisce e ti fa dormire
La luce ti ferisce e ti fa dormire,
la luce ti ferisce
la luce ferisce te che dormivi e che
vorresti continuare a rannicchiarti cisposo,
in un letto di umano odore.
Ma non è possibile.
Doppiamente
La luce ti ferisce e ti fa dormire,
tremando,
come se tu non potessi dormire,
come se tu non potessi rannicchiarti senza dormire,
senza che la luce ti ferisca,
fiscale,
materna, burocraticamente
assassina
Polvere (inizio del poemetto)
Sarò sempre un po’ meno di quello che sono,
e anzi, molto meno. Polvere. Ho perso molto.
Ciò che si perde è irrecuperabile, e se lo si recupera esso
è ormai disperso, non rientra più nell’ordine prestabilito
delle cose. Sono contento
se di me non rimane che un lieve
involucro. Ho perso
molto. In questa levità,
ciò che piú importa è l’assenza di acuti,
che tutto sia tondo e raccolto. Basta
questo. Tutto ciò che è devastato può divenire rotondo,
ancora rotondo. Come un vaso. È ancora possibile.
La polvere può essere recuperata. La polvere era una volta
detriti. Ora la polvere non è detriti,
è lenta friabile. La polvere
è un po’ meno, ma può essere
tenuta insieme. Le ferite
possono diventare polvere, raccolta
e conchiusa. Sono contento
di non capire le cose. La loro
ragione. Vi sono cose che ignoro, e sono
contento. Appaiono come misteri,
tranquille. Ad esempio,
la ragazza che incontro sempre, mi ama
o no? Non lo so. Sono contento
di non saperlo. Sono contento di non sapere
se l’amo, o meglio, so che non l’amo, che potrei
amarla; sono contento
di non sapere se avrei potuto amarla. Questo mistero
mi rassicura piú del suo amore.
È bello non sapere. Non sapere, ad esempio,
quanto vivrò,
o quanto vivrà la terra.
Questa sospensione
sostituisce l’eternità.
Fine della tragedia
Ero con un’amica intento a preparare
uno spettacolo in onore di un nostro amico,
quando sapemmo
che il festeggiato, da tempo malato,
aveva tentato il suicidio. Dopo una serie di affannose
consultazioni l’amica chiamò la guardia medica e
ci precipitammo da lui. L’amico ci accolse con baci ed abbracci. La casa
era piena di amici. Sembrava una festa. Tutte le luci
erano accese. Il suicida, in pigiama, parlava con tutti, seduto sul
[divano del
salotto. Invitava cortesemente il poliziotto
che accompagnava la guardia medica a sedersi,
cosa che il poliziotto rifiutò. Poi l’amico spiegò lucidamente perché
[voleva morire.
In corridoio
lo psichiatra diceva alla moglie: sono sempre problemi affettivi.
Ci fu una breve polemica
su questo. L’amico andò con sua moglie a vestirsi. Il medico
che fungeva da guardia medica psichiatrica ci confidò con vergogna
di essere un ortopedico. L’amica gli chiese un consiglio per un dolore
alla rotula.
...............…..
Il suicida si era vestito, e la folla, piano piano, con molte macchine,
si trasferí all’ospedale dove l’amico sarebbe stato internato. Lí (erano
ormai le due di notte) l’amico ebbe un colloquio
con uno psichiatra con l’aspetto di un prete. Al suo fianco
c’era la moglie. Dietro, seduti e in piedi,
il figlio e gli amici. Il mio amico spiegò lucidamente le ragioni per cui
aveva voluto morire: la lunga malattia, le difficoltà nel lavoro, le difficoltà
economiche, la preoccupazione di pesare a lungo
sulla moglie. Noi, gli amici, intervenivamo
ogni tanto. Lo psichiatra, poi, parlò a lungo.
L’amico e la moglie si baciarono.
Ci fu un breve scambio di battute tra il pubblico e il suicida sull’amicizia
e il senso della vita. Poi ci separammo, con baci e abbracci,
promettendo di rivederci domani. Accompagnai con la macchina la
moglie e il figlio, e per la strada
ci fermammo a bere una birra.
C’è qualcosa di osceno
Noi che
siamo tutti rannicchiati nei nostri sogni
sappiamo che
C’è qualcosa di osceno nei sogni altrui
C’è qualcosa di osceno
che consiste nel fatto che i sogni altrui sono /assurdamente/ e
[spaventosamente
uguali ai nostri
e svelano la vergogna
dei nostri sogni privati
la loro pochezza infantile
il loro carattere vergognosamente (per noi) prefabbricato
e poiché sono tutti uguali noi siamo gelosi di essi
e li odiamo quando sappiamo che essi sono sognati da altre persone
trovando osceno che altre persone sognino le nostre stesse cose intime;
e scoprendo negli altri la nostra stessa vergogna privata
che è resa pubblica dal fatto che gli altri possono conoscere
[minuziosamente il nostro sogno
vorremmo che sia solo nostro e che nessun altro potesse conoscerlo
anche se lo abbiamo acquistato l’altroieri al supermercato della coscienza
dove c’era la svendita di uno stock avariato
che ci ha attirati con la sua facile offerta.
E come l’amante che preferisce uccidere la propria amata fuggitiva
o il mitico eroe dell’antica Grecia
svende in pochi spiccioli un terremoto di fine erbe
noi, come il Minotauro, fracassiamo le nostre teste nello spigoloso labirinto,
nuotando felici nei gorghi dell’immensa galassia
dove le nostre menti si sono sperdute in un intrico cieco
La pietà
Nella confusione dei dati
non mi ricordo di chi
dovrei
aver pietà.
Se della tartaruga del mio giardino,
o del tossico,
o di Gesú,
o di tutte le persone che soffrono
o della mia anima.
C’è una gran confusione. Tutti soffrono,
e tutti hanno bisogno di aiuto. Non riesco
a distinguerli l’uno dall’altro. Ogni volta che vedo una persona
o una cosa, o un animale, penso
immediatamente che soffre, e che,
oltre ad esserne coinvolto,
dovrei come minimo cominciare ad
aiutarla. Poi si vedrà:
faremo il conto delle sofferenze che le
ho inflitto.
Per questo sono cosí facile da beffare,
cosí fesso,
e di questa fessagine tutte le persone che soffrono
si fanno scudo
e approfittano. Ma
in fondo,
in questa consapevolezza di crudeltà,
non c’è una crudeltà vera? Non è forse
che in una passata vita ho strappato ali
ad uccelli? O che forse, piuttosto,
lo faccio tutti i giorni nel sogno,
tutte le notti, e che da questo desiderio
deriva la mia infinita pietà? Forse sono veramente costellato
di cadaveri e forse
la mia pietà
non è che un beneaugurante invito, un appello
al passeggero: che tu possa star male. Auguro veramente
il male alla gente, mentre lo lenisco
e me ne preoccupo? Sono forse il medico che assiste
all’esecuzione? Forse vivo, penso,
una vita di assassino nel sogno delle mie notti
(non ricordo mai i sogni) e la mattina sacrifico
ai rimorsi o a divinità
di vendetta. Ma anche se è cosí,
non sono troppo fesso? Potrei purificarmi in altro modo,
con piú saggezza. In fondo, non sopravvaluto
la mia onnipotenza, la mia capacità di nuocere? Se
non pensassi di essere Dio,
non mi pentirei tanto. I miei piccoli sogni di catastrofe,
li pago troppo cari. E troppo cari sono, mi sono
cari, mi ci diverto troppo. Piccole colpe, piccoli peccati
veniali: che male c’è, in fondo, a immaginare
la distruzione del mondo? Farsene carico non è il peccato
peggiore, la colpa suprema? Dottor Freud, e
Buddha, e tutti i saggi del mondo, aiutatemi voi.
Rendetemi saggio.
La mia pietà
è la peggiore delle mie fantasie.
Corteo
Se ne tornano a casa, mesti,
con una leggera zoppía,
il corteo zoppo,
e invero molto stanchi,
quando il corteo è già terminato,
con il loro incedere regale, mesto,
con grande dignità perché
anche se il corteo è
già morto, l’incedere è ancora magico.
Nel silenzio e
nella solitudine,
piangendo,
con una lieve zoppía, nel buio già della sera,
perché la dignità si vede
quando non ci sono spettatori
Stasi
l’immobilità, la stasi, i movimenti lentissimi, e anche approssimativi,
appena abbozzati.
l’immobilità, la stasi.
dormire il pomeriggio.
i fantasmi che vengono dalla stasi.
dormire il pomeriggio da bambini.
i fantasmi che vengono il pomeriggio, quando si dorme, e
si sogna di essere bambini.
i sogni che vengono dal sognare di
aver sognato, quando si era
bambini, dei sogni.
I fantasmi.
I fantasmi che si sognano sognando di
sognare dei sogni
Microfratture
L’idea della catastrofe, una catastrofe silenziosa,
appena avvertita, ma inevitabile.
Oppure le microfratture psichiche,
le microfratture di un’anima.
La mia anima è piena di
microfratture. Sono i piccoli traumi nascosti,
dimenticati, che tornano ogni tanto, quando l’anima è sotto sforzo,
quando non te ne accorgi. Dentro sono franato tutto. Non me ne
[accorgo,
ma lo sono. Magari quando attraversi una strada e un rumore ti fa
[rabbrividire,
quando tremi alla pronuncia di un nome, quando
hai un improvviso soprassalto di insicurezza. Le microfratture
sono le telefonate e gli appuntamenti che ti snervano,
improvvisamente,
l’andare in una stanza e chiedersi: che ci sto a fare,
ecc. ecc.
tutto un elenco dei nervosismi, dei soprassalti, delle cose che ti
[feriscono,
e le minuzie che ti snervano, ecc ecc
il cervello che funziona troppo,
Noi, mentre la casa crolla
Noi, che stiamo vivendo l’inizio del tracollo della civiltà umana,
ci preoccupiamo di cambiare la carta da parati
e di lucidare i mobili
mentre la casa crolla ci dedichiamo a rovinose dispute con il portiere
e facciamo progetti per migliorare (abbellire) le serrature delle
[nostre case
le nostre case stanno cadendo e noi ci preoccupiamo di abbellirle
perché gli animali domestici hanno bisogno di un ambiente sereno
I guerrieri
I guerrieri difendono la propria patria
contro la patria degli altri,
che difendono la loro patria
contro la patria degli altri
che difendono la loro patria
contro la patria degli altri
Arti marziali
non fare mai quello che ti è stato insegnato
sconvolgi tutte le regole
usa le tecniche per il contrario per cui sono state inventate
spiazza l’avversario
Usa ciò che ti hanno insegnato in modo contrario, per battere chi te l’ha
insegnato
/e per mostrargli che non c’è niente di certo/ [//, neanche le sue
tecniche//].
pensa sempre
inventa sempre qualcosa
usa le vecchie regole per fare cose nuove
tradiscilo non affrontarlo lealmente
usa il paradosso [e] sii il più possibile pirandelliano
[P]per esempio dire:
scherzare sempre
“Il Fmi e la banca mondiale sono istituzioni che operano nella segretezza
e sono
responsabili dell’instabilità e della povertà
che dovrebbero curare” (Manifesto 19 aprile 2000).
Dichiarazione di Trevor Ngwane, di Jubilee
2000 del Sudafrica:
“questo è un movimento globale,
cominciato a Seattle, e basato su valori di
dignità umana e giustizia”
*
Una ragazza abita in casa mia e dice di essere mia moglie
si comporta come una moglie mi abbraccia dice che mi ama
e assomiglia a una moglie.
assomiglia a quelle mogli carine che si vedono nella pubblicità in
televisione
e che camminano sulle passerelle coi vestiti
e anche lei sorride sempre
e dice che siamo sposati
mi bacia
[è molto gentile].
in effetti io mi ricordo che una volta ci eravamo sposati
ma non sapevo che era una cosa che durava tutti i giorni.
ogni tanto penso un giorno o l'altro ci sposiamo poi scopro che lo siamo
già
mi ricordo che è vero quello che dice che ci conosciamo da circa due
anni.
lei dice che è innamorata e che siamo innamorati.
ed è vero
Non ho più idee
Da molto tempo non ho più idee.
Sono capace solo di guardare.
Una volta avevo idee.
Adesso le cose sono cambiate a tal punto che non posso più interpretarle
con le idee di una volta.
Posso solo guardare.
E pensare: forse il problema è da un’altra parte.
Ma non so da quale parte.
Ma sono convinto che il problema è da un’altra parte.
Per quel che mi riguarda, i messicani potrebbero benissimo invadere gli
Stati Uniti.
Non amo gli Stati Uniti. Sono l’oppressione e la guerra.
Ma so anche che la civiltà è fiorita sempre all’ombra della violenza.
Venezia non sarebbe così bella se i veneziani non fossero stati dei figli di
puttana.
Inoltre una mia amica (uruguaiana) che una volta ha fatto l’errore di
andare in Colombia attraverso Miami,
mi ha detto che lì all’aeroporto sono schifosi ma che i peggiori sono i
latinos che sono diventati yanqui.
E allora penso che il problema è da un’altra parte.
Ma non so dove.
O meglio, so dov’è, è chiaro, ma ho paura di dirlo.
Bibliografia e articoli correlati:
Carlo Bordini, Strategia, Savelli, Roma, 1981
Carlo Bordini, Mangiare, Empirìa, Roma, 1995
Carlo Bordini, Polvere, Empirìa, Roma, 1999
Carlo Bordini, Pericolo. Poesie 1975-2001, Manni, San Cesario di Lecce, 2004
Carlo Bordini, Gustavo. Una malattia mentale, Avagliano, Roma, 2006
Dal fondo. La poesia dei marginali, a cura di C. Bordini e A. Veneziani, Savelli, 1978, poi riedito da Avagliano, 2007
Carlo Bordini, Non è un gioco. Appunti di viaggio sulla poesia in America Latina, Sossella, Roma, 2008
Carlo Bordini, I costruttori di vulcani. Tutte le poesie 1975-2010, Sossella, Bologna, 2010
Carlo Bordini, Memorie di un rivoluzionario timido, Sossella, 2016
Carlo Bordini, Difesa berlinese, Sossella, Roma, 2018
Carlo Bordini, Un vuoto d’aria, Mondadori, Milano, 2021
Renault 4. Scrittori a Roma prima della morte di Aldo Moro, a cura di C. Bordini e A. Di Consoli, Avagliano, Roma, 2007
Silvia Bordini, Aelia Laelia e i libri dimenticati, Cambiaunavirgola, Roma, 2022
Il verri. n.76 giugno 2021 - Carlo Bordini, il rivoluzionario timido.
S. Triulzi, Incontro con Carlo Bordini (10 settembre 2017) in “Diacritica”, V, 5 (29) 25 ottobre 2019
Igor Patruno, Alla scoperta di un editore (in)dimenticato: AeliaLaelia > https://www.cacciatoredilibri.com/alla-scoperta-di-un-editore-dimenticato-aelia-laelia/
Carlo Bordini Premio Elio Pagliarani 2017 alla carriera – motivazione di Andrea Cortellessa > https://www.leparoleelecose.it/?p=29682
Carlo Bordini presenta “Arianna – I libri ritrovati” su Radio Pomona, ottobre 2020 > https://www.youtube.com/watch?v=JgFYTVh-Eik
“Tutto è stato già detto ma io lo dico di nuovo” è un verso di Carlo Bordini, contenuto nel poemetto “Pericolo”.
La foto in copertina è di Luigi Ghirri, amico di Bordini.
*L'articolo è uscito in prima versione sul sito "Fissando in volto il gelo. Voci e gesti senza confini" il 10 aprile 2024, a cura di Paolo Gera.
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