Dentro "Inabissarsi" di Aldo Nove
- Claudio Orlandi
- 4 set
- Tempo di lettura: 4 min
Aggiornamento: 22 ore fa
La porta d’ingresso
Lo schifo assoluto di questo momento storico […] mi spinge a raccogliere frammenti di qualcosa che percepisco di aver vissuto.
Una sorta di ineguagliabile tesoro
Una sorta di tesoro verso cui incominciare a*
(*Inabissarsi è il titolo che non per caso ho voluto dare a questo libro. E a conclusione di questa frase. Qui monca. Come tutto nella vita)
*
Una poesia senza vita è nulla, oppure uno degli ennesimi giochi imperanti della finanza globale, cioè il fantasma mortale di qualcosa che non ha altro scopo che rapinare energia all’umano tradito, quasi ormai estinto.
Una vita senza poesia è la trasformazione in atto dei “cittadini”, o meglio degli umani, in automi obbedienti e non pensanti.
La poesia è la memoria di quell’altrove che siamo.
INSPIRAZIONE
In quel sogno ero in una piccola barca, solo, sperduto in un mare sconosciuto, e nell’imbarcazione entrava acqua da decine di buchi. Io la vedevo affondare, quella piccola barca…
Miei amici erano il cielo notturno e i libri.
In uno si vagheggiava di un palombaro che era sceso in fondo all'oceano e scavando, scavando, si era aperto un varco verso qualcosa che ancora più sotto luminoso s'apriva immenso.
Un'immagine.
Che cresceva dentro di me.
Che mi ha preso la mano.
"Il Palombaro" di Corrado Govoni (1915) mi ha fatto ripensare ad Antonio Porta, che “Nel fare poesia” scriveva “Poeta è colui che attraversa queste stratificazioni come un palombaro, in discesa e in ascesa, e prova un’irresistibile vocazione a rendere conto di queste discese-ascese. Ad esse si lega la forma della poesia, inventata di volta in volta come linguaggio dell’espressione. Di questo rapporto stretto un poeta è certamente autocosciente ma non può fare della sola autocoscienza il fine del proprio operare, come non può fare poesia fidandosi solo del proprio impegno artigianale. Un poeta sa di essere un artigiano perfino maniacale ma ha da temere il suo sapere ‘formale’ se diventa come un arto fantasma staccato dal corpo.” 26.2.1985
*
La poesia inabissa.
La poesia ti chiede di metterti completamente in gioco.
La poesia non salva la vita.
La mette in gioco completamente.
Fino a sua completa consunzione. Che è, appunto lo scopo delle nostre fugaci apparizioni in questo mondo.
Esistono altri mondi?
*
Una cosa che non c'entra niente con la poesia è il Potere.
E arte voleva dire fermarsi a guardare.
La poesia è il linguaggio della fuga una volta raggiunta la consapevolezza che il carcere delle nostre misere esistenze individuali può essere abbandonato.
La poesia è un destino.
Il destino di chi libera tutti.
I poeti più grandi non hanno memoria.
Sono memoria
Non si viviseziona una fidanzata per capire com’è fatta.
Sarebbe come se si facesse educazione sentimentale e chiamassero dei medici, o dei chimici, a spiegare cos’è un bacio. Gli enzimi e tutto il resto. Così nessuno ha più voglia di baciarsi.
*
RESPIRAZIONE
Respirare è vivere.
Inspirazione
Svolta
Espirazione.
Ispirazione.
La poesia è una forma di conoscenza che non conosce processi logici né alcuna forma di consequenzialità. Irrompe diversamente.
Senza poesia scorso solo l’abisso, e solo e sempre come minaccia.
RESPIRI
I “poeti maledetti” sono belli nella storia della letteratura. Ma nella vita reale, nella vita vissuta e non “sublimati” dopo, sono solo dei disperati.
Per quanto mi riguarda, ho dovuto eliminare diversi testi di Sonetti del giorno di quarzo, il mio libro in versi più di ogni altro passato inosservato perché esprimevo la mia umana, troppo umana forse, nell’avanzare del transumano, sofferenza nel vedere letteralmente morire una civiltà che da tempo già non stava bene.
E non sta bene.
*
“Porco*io, un frocio e un tossico. Ma dove stai finendo? Perché non lavori invece di frequentare certa gente?”
Tornando alla mia personale esperienza di Invece della rivoluzione, ci colgo oggi il decadere di un mito di rivolta in uno status quo, insostenibile, squarciato da incomprensibili dettami biomedici (come non pensare ai sieri magici iniettati manu militari durante il più infame periodo della nostra Storia?) fino a tornare, come nei dormiveglia terminali di Molloy in Beckett, ai residui dell’utopia offuscata…
Lo sciamano era, il poeta è, chi entrava, chi entra, dentro quel ritmo, astrale e oltre ancora, nell’ignoto che a tutto sovraintende.
La poesia è un processo trasformativo mercuriale, si muove in continuazione.
È ANDATO TUTTO BENE!
VA TUTTO BENE!
ANDRÀ TUTTO BENE!
Cerchiamo di ignorarlo, l’abisso, confusi tra sogno e frammenti di “realtà” indotta (il sogno, appunto, ma a livelli più profondi ed efficaci), cercando un luogo impossibile che ci renda al contempo sognanti e ancorati alla “realtà” quotidiana.
Ma non è possibile.
L’abisso siamo noi.
“Io quando finisco una poesia tiro un sospiro di sollievo, perché altrimenti soffoco. Riprendo a respirare e poi daccapo, con una nuova poesia.”
Amelia Rosselli
Pensiero che genera realtà
Realtà che genera pensiero
E ancora e di nuovo
Inspirazione,
svolta del respiro,
espirazione.
Inabissarsi.
Il poeta muore per noi e assieme a noi risorge. Spesso lui attraverso di noi, che momentaneamente qua restiamo.
Trasfigurati nell’eterno.
Sia lode alla poesia e all’infinità delle sfumature cromatiche del suo rinascere, varcando il buio indicibile del sole.
Sia lode…
Questa nota di lettura è stata pubblicata contestualmente dal blog "Fissando in volto il gelo" e sul sito dell'Associazione culturale Milanocosa.
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