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Il Game pandemico, da Space Invaders al Super Green Pass

  • Immagine del redattore: Claudio Orlandi
    Claudio Orlandi
  • 8 ago
  • Tempo di lettura: 6 min

In questi giorni ho ripreso un libro che avevo iniziato a leggere tempo fa. Si tratta di “The game” di Alessandro Baricco. E sono rimasto sorpreso da come alcune sue considerazioni si possano in realtà applicare alla perfezione al modo nel quale è stata gestita la fase pandemica.

E non si tratta di un aspetto marginale del libro, ma di quello che in qualche modo è l’asse portante del testo e dal quale è tratto il titolo stesso del volume: the game, il gioco.

Successivamente Baricco è tornato a scrivere della pandemia, in modo specifico, ma in questo caso vorrei fermare l’attenzione su un aspetto particolare del testo richiamato, senza inoltrarmi in un’analisi complessiva della pandemia.



Come noto “The Game”, pubblicato nel 2018, è un saggio in cui Baricco analizza l’impatto della rivoluzione digitale sulla società contemporanea, esplorando come questa abbia trasformato il modo in cui viviamo, pensiamo e ci relazioniamo, descrivendo la nascita di una nuova civiltà plasmata su logiche da "gioco" più che su modelli di tipo tradizionale.

Senza entrare troppo nella struttura del libro, l’autore, proprio a metà del testo illustra la sua tesi, ossia che la logica del gioco, e in particolare del videogame, è alla base di molti meccanismi sociali presenti nella fase storica che stiamo vivendo.

Mentre ci racconta come Steve Jobs si stesse divertendo spiegando la sua nuova creatura, l’iPhone, concettualmente costruito come un videogame, Baricco presenta la sua scoperta:


“Il video game è stata la palestra di gran parte degli hacker che hanno generato l’insurrezione digitale ed era in certo modo lo schema mentale in cui si riassumevano più chiaramente le intuizioni un po’ sfocate di quei cervelli tendenzialmente criptati. Stavano cercando un mondo, e istintivamente se lo immaginavano col design e la architettura logica di un videogame […] Ce n’è abbastanza per capire quello che stava accadendo: l’elevazione del gioco a schema fondativo di un’intera civiltà… il mondo attuale è stato disegnato da gente che ha inventato Space Invaders, non il calciobalilla.”


E quindi:

“Da quel momento, vivere prometteva di diventare un’intrigante collezione di partite in cui le asperità del reale rappresentavano il campo da gioco e l’emozione dell’esperienza il premio finale. In qualche modo era la terra promessa degli hacker: un unico, libero, ininterrotto videogioco. The Game.”


E qui già dovremmo capire perché rileggere queste parole oggi mi ha fatto pensare immediatamente alla fase pandemica.


Ma Baricco non si ferma qui. Sin qui è l’intuizione di base su cui costruisce il saggio. Ma una volta catturata la preda, si inoltra nell’analisi degli effetti ulteriori di certe logiche. Eccole:


“Lo dico in modo brutale: per ragioni storiche e per così dire darwiniane, da un certo punto in poi (dall’iPhone in poi, se dovessi azzardare una data), nulla ha più avuto serie possibilità di sopravvivenza se non aveva nel suo DNA il patrimonio genetico dei videogame. Posso addirittura spingermi a fermare, per l’utilità di tutti, i tratti genetici di quella specie destinata a sopravvivere.”


E qui Baricco, effettivamente si spinge ad elencare alcuni elementi, a suo avviso, tipici del Game:


-        Un design piacevole capace di generare soddisfazioni sensoriali

-        Una struttura riconducibile allo schema elementare problema/soluzione ripetuto più volte

-        Tempi brevi tra qualsiasi problema e la sua soluzione

-        Aumento progressivo delle difficoltà di gioco

-        Inesistenza e inutilità dell’immobilità

-        Apprendimento dato dal gioco e non dallo studio di astratte istruzioni per l’uso

-        Fruibilità immediata, senza preamboli

-        Rassicurante esibizione di un punteggio ogni tot passaggi


Ed eccolo il nostro aggancio con quello che abbiamo vissuto negli ultimi anni.


Ovviamente Baricco non sta pensando alla pandemia, non sta pensando al green pass o al super green pass, non sta pensando al QR code o alla giostra oraria dei tamponi… Come detto il suo testo esce nel 2018 e nessuno di noi all’epoca aveva la minima idea di quello che sarebbe accaduto solo due anni dopo.

Ma rileggendo questi passaggi del libro di Baricco non ho potuto guardare e interpretare quella frase come una sorta di anticipazione di quello che sarebbe accaduto. Sicuramente ha colto un vettore importante della nostra contemporaneità.


E la voglio sottolineare ancora questa frase:

Nulla ha più avuto serie possibilità di sopravvivenza se non aveva nel suo DNA il patrimonio genetico dei videogame”.


E cosa sono state le regole pandemiche se non le dinamiche di gioco, il menù di opzioni che sono state date al “gioco pandemico”?

Possiamo anche “divertirci” a ricostruire a posteriori i vari quadri in cui è stato organizzato il game pandemico:


Il primo grande quadro con il lockdown collettivo. Difficoltà bassa, il nemico c’è, ma bastava stare fermi, rimanere a casa. Si partecipa come singolo giocatore, anche se al gioco partecipano anche altre realtà connesse.

L’obiettivo è non farsi beccare dal virus.

Il soldatino però non ha ancora armi forti, che arriveranno in seguito, ma può usare la “vigile attesa”, la mascherina protettiva!

L’area del gioco si dipinge di colori, zone colorate, all’interno della quali il game assume caratteristiche peculiari. Ci sono le misure di distanziamento, il tracciamento, la gestione delle varianti.


Nuovi quadri, arrivano le armi.

Al virus si contrappone l’antivirus.

Prima dose

Seconda dose

Il soldatino/avatar è ora armato. Chi non sia arma rischia di beccarsi il virus. Così recita il mantra dominante.

Arriva il Green Pass. I dosati certificati possono accedere ad aree pubbliche, i non dosati no e devono escogitare percorsi alternativi, ma sempre entro il game.

Giostra dei tamponi e “Aumento progressivo delle difficoltà di gioco”: introduzione del Super Green Pass, lessico da videogame. QR Code ed accesso ad aree riservate.

Nuovi dosaggi e nuove difficoltà per i ribelli: “Renderemo la vita difficile ai non vaccinati”.

Ecc.


Ovviamente in tutto questo era prevista anche la morte del soldatino. Ma qui lo scenario ludico andrebbe approfondito, in modo da esplorare anche il lato oscuro del "gioco pandemico", dove la fine del gioco non era solo simbolica, ma anche tragica in molti casi, e quindi reale. Il decesso.


*

Scrivo queste righe – tra il serio e il faceto – ad agosto del 2025, e molte delle cose richiamate nel testo sono uscite dalla nostra memoria. Se penso – ad esempio - alle varie zone colorate, nelle quali era divisa l’Italia, non ricordo più bene quali fossero e le regole che le stabilivano. Non so se Baricco abbia mai pensato di rileggere quelle sue parole in relazione alla pandemia e quindi a questa ipotesi di “Game pandemico”. Sicuramente un tema sul quale si dibatte da tempo è quello del sistema a “credito sociale”, secondo il quale una società attribuisce punteggi o crediti agli individui/cittadini in base al loro comportamento sociale, economico e politico. Questo punteggio può influenzare l'accesso a beni e servizi, come prestiti, lavori, e anche la libertà di movimento. Il sistema è quindi progettato per promuovere comportamenti considerati "positivi" dalla società, mentre penalizza quelli ritenuti "negativi". Anche qui è possibile rinvenire l’impronta del Game.


Bisogna riconoscere che l’intuizione di Baricco ha avuto e continua ad avere un valore, se pensiamo a quanto facilmente la società si sia adattata a questa nuova "realtà digitale" e al contempo alla "gamification" delle nostre vite quotidiane, anche in contesti seri e complessi come quello sanitario. Ovviamente i gradi di adattamento al gioco sono stati diversi, generando anche non rade sacche di ribellione, ma a ben vedere, chi più chi meno abbiamo tutti giocato. Anche perché non c’era realtà fuori dal Game. O forse sì…


Le domande che mi pongo, in questo tempo post pandemico, sono dunque le più semplici e immediate che si possano fare:


Siamo tornati alla vita reale o siamo ancora immersi nel gioco?

Il Game pandemico è stato solo il primo livello di un gioco più lungo e pervasivo? Il primo quadro di un più ampio “gioco” che ancora non riusciamo a decifrare?

E se sì, abbiamo ancora la libertà di scegliere se “giocare” oppure no?

 

Claudio Orlandi - Agosto 2025

 

*

In Italia il green pass è divenuto obbligatorio a tutti gli effetti, dal 6 agosto 2021, con un decreto approvato il 22 luglio e in gazzetta ufficiale il 23 luglio (DECRETO-LEGGE 23 luglio 2021 , n. 105), in seguito modificato con interventi che ne hanno esteso la portata.

 
 
 

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