La riviera
- Claudio Orlandi
- 7 feb
- Tempo di lettura: 2 min
Aggiornamento: 17 apr
Le nostre generazioni, l'intera coscienza collettiva degli ultimi decenni, si è formata sull'idea astratta che alla fine il male viene fermato e sconfitto. È stato così per il nazifascismo in Europa. Intere città sono state bombardate in Germania, i vertici giustiziati con un solenne processo, dopo l'apertura dei campi di sterminio. In Italia si è giunti al barbaro omicidio popolare. In Giappone, addirittura si è sperimentata l'atrocità dell'esplosione atomica su civili inermi. Un'ecatombe.
In un mondo o nell'altro il "male" ha pagato e il "bene" ha avuto la meglio, dando vita alla nuova civiltà atlantica, nella quale, considerando la funzionalità delle Nazioni Unite e i limiti entro i quali si è vissuta la "Guerra fredda", abbiamo vissuto e prosperato.
Oggi, vediamo questo schema messo drasticamente in crisi e ne siamo sconvolti.
In realtà gravi colpe occidentali erano chiare in Vietnam e già dopo l'"11 settembre" sono stati colpiti popoli innocenti e nessuno ha pagato per quelle colpe, in particolare la catastrofe irachena. Ma in quel caso non abbiamo visto la guerra da vicino come ora, non ci è stata fatta vedere, se non da lontano, e tutta l'orrenda operazione è stata ammantata da giustificazioni strategiche superiori. Un inganno ovviamente.
Oggi le cose sono manifeste, alla luce del sole. Hanno provato a caricare oltremodo il significato e la caratura tragica del "7 ottobre", ma non è stato sufficiente ad occultare il massacro di Gaza, per definire il quale anche la comunità internazionale ha scomodato il termine genocidio. Il massacro corre sotto i nostri occhi, a ritmo giornaliero, quasi con volontà esibizionista da parte dei carnefici. L'opinione pubblica ha visto e decretato che quello in azione avesse le stesse fattezze del "male" storicamente conosciuto.
Allora quel male avrebbe pagato per le sue colpe e le vittime visto riconosciuto il proprio diritto al bene e alla giustizia.
Questo il "lieto fine" che aspettavamo?
Purtroppo questo passaggio non sta avvenendo. Anzi i carnefici vengono accolti a braccia aperte, in salotti lussureggianti e tra i sorrisi, mentre sui luoghi del massacro si propone di costruire ville e alberghi, non prima di aver finito il lavoro, ossia la morte o la deportazione dei sopravvissuti. Un piano folle che sconvolge la nostra percezione storica, anche perché emanato da quelle forze che hanno la pretesa di rappresentare il bene in questa parte di mondo.
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