Memorie
- Claudio Orlandi
- 28 gen
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 30 gen
Memoria
In questi mesi si è discusso se attribuire al massacro di Gaza l’appellativo di genocidio. Certo, quello che hanno organizzato nella Germania nazista, nel cuore dell'Europa, per l’eliminazione fisica di milioni di persone, l’organizzazione scientifica di alto livello a cui erano arrivati per l’attuazione della “soluzione finale”, non è paragonabile a nulla. La deportazione di milioni di persone, prese in tutta Europa, il loro trasporto nei vari campi Auschwitz-Birkenau (Polonia), Treblinka (Polonia), Belzec (Polonia), Sobibór (Polonia), Chelmno (Polonia), Majdanek (Polonia), Maly Trostenets (Bielorussia), e l’eliminazione tramite camere a gas e forni crematori, sapientemente progettati e costruiti, non può avere un paragone.
E noi possiamo oggi opporci al nuovo genocidio perché forti di quella memoria, che è e resta patrimonio della nostra coscienza di esseri umani.
Sia però concesso riflettere sul fatto, che molto probabilmente, quando questo nuovo inferno terminerà, nei luoghi della catastrofe non troveremo dei musei o monumenti a ricordarne le vittime. E non è escluso che su quelle macerie di fango e sangue sorgeranno le nuove città dei carnefici. Proprio nel “giorno della memoria” ( il 27 gennaio si intende ricordare la liberazione di Auschwitz, avvenuta il 27 gennaio 1945), abbiamo visto le incredibili immagini di colonne di palestinesi in rientro a Gaza nord in uno scenario spettrale, dove tutto intorno è stato distrutto.
Non sappiamo se questa che chiamano tregua reggerà, ma sappiamo che quello che hanno fatto sinora è inumano. Che ognuno possa trovare pace ed equilibrio nel proprio cuore di fronte a questa immane tragedia.

Altra memoria
A proposito di memoria, proprio in questi giorni molte persone stanno riproponendo sui propri social le frasi, i concetti, le offese, ingiurie, minacce, che fino a non molti mesi fa sono state rivolte alle persone che hanno legittimamente scelto di non accettare i dosaggi.
Ricordiamo che erano indispensabili per ottenere la carta di sistema necessaria per il godimento dei diritti civili più elementari. Per molti fu un anche un vile ricatto occupazionale, che non ha lasciato realmente alternativa.
La lista - che non riporto per vergogna e dolore - è molto lunga e penosa. Ma c'è anche chi ha sostenuto che avrebbero dovuto essere più severi.
E lo sarebbe stati - non so fino a quali conseguenze, ma io ho temuto davvero il peggio - se non ci fosse stata una flebile opposizione all'interno della stessa maggioranza che gestiva le manovre di oppressione liberticida. Gran parte dell'informazione e personalità di spicco dell'area politico culturale del paese hanno aderito - per convinzione o convenienza - alla foga inquisitoria, dando un misero spettacolo di sé.
A mio avviso è stata una guerra che poi ha preso i connotati di una guerra civile. Nessuno ne è rimasto fuori, perché ogni nostro comportamento si è dovuto relazionare a quei fatti, con tutte le conseguenze del caso.
Forse per qualcuno si è trattata di una parentesi, brutta, ma chiusa. Ma per molti ha assunto forme estremamente drammatiche, che hanno segnato in modo indelebile il proprio tracciato di vita.
Non si tratta di cambiare idea sulle scelte prese, su questo vige sempre la libertà, sperando sia una libertà informata e responsabile. Ma almeno di provare rispetto verso chi ha preso strade diverse, con la possibilità di aprire un dialogo tra le parti, che al momento, nonostante quello che sta accadendo sotto i nostri occhi, si fa fatica a intravedere.
In copertina: Bologna Shoah Memorial - immagine Simone Bossi SET Architects
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